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Appello della Cvx italiana per l’accoglienza dei rifugiati

Quanto sta accadendo in Libia e nei Paesi vicini ci costringe ad aprire gli occhi di fronte ad una situazione che da tempo avrebbe dovuto metterci seriamente in discussione. L’UNHCR nel chiedere all’Europa di non respingere le persone in fuga dagli scontri, sottolinea che l’Italia è tra i Paesi che potrebbero ricevere un maggior flusso di persone in fuga dalla Libia, sia cittadini libici che rifugiati da altri Paesi. Ci viene chiesto dalla portavoce a Ginevra: “Per favore, non li respingete. Questo è il momento di mostrare il vostro spirito umanitario e la vostra generosità nei confronti delle persone che stanno attraversando un grave trauma”, e spiega che “questa è la principale rotta per i migranti e per le persone che scappano dalle guerre e dalle violenze in Africa. A molti di loro è stato impedito di raggiungere l’Europa e sono stati catturati in Libia”. In questo momento le autorità italiane, come è giusto che sia, sono preoccupate di garantire protezione ai nostri connazionali. Non riteniamo ,invece, che sia altrettanto giusto  stendere un cordone di sicurezza che impedisca ai diseredati di sconvolgere  la nostra vita. Siamo sicuri che per tutti gli italiani sia questa la cosa più importante ed essenziale, quella che veramente esprime il loro sentire del momento? Siamo sicuri che la maggioranza dei nostri connazionali pensi che esistano persone di serie A e serie B solamente perché nascono al di là o al di qua di un confine nazionale? Che la distanza geografica giustifichi l’indifferenza nel caso dellaRead More

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Libia, l’appello di Alex Zanotelli

Foto dalla Rete: Alex Zanotelli, con la nostra Consglia Salvio, Rosaria De Cicco, Agnese Ginocchio, Nunzia Gatta La Libia sta sprofondando in una paurosa guerra civile. La dittatura di Gheddafi, che dura da 41 anni, sta mostrando il suo vero volto, disumano e feroce. “I manifestanti sono ratti,-ha detto il rais, nel suo discorso televisivo del 21 febbraio-pagati dai servizi stranieri. Una vergogna per le loro famiglie e le loro tribù. Andate a sterminarli!” Invitava così i suoi soldati , i suoi fedeli e le migliaia di mercenari africani  a sterminare i ‘rivoltosi’. Si parla ormai di oltre diecimila persone massacrate in questa tragica repressione ordinata da uno dei più spietati dittatori d’ Africa. Eppure i manifestanti libici chiedono solo pane, dignità e democrazia(seguendo l’esempio dei tunisini e poi degli egiziani). Infatti, nonostante le immense ricchezze finanziarie derivanti dal  petrolio ,la disoccupazione giovanile è arrivata al 30%.Si stima che 70 miliardi di dollari siano finiti nelle tasche del dittatore ,di cui 1,1 miliardo sono investiti nella nostra banca  Unicredit.Un abisso tra pochi ricchissimi e moti poveri.Per di più, il popolo libico non ha mai sperimentato la democrazia, nonostante il linguaggio rivoluzionario e populista di Gheddafi e del suo “Libro Verde”.

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Tavolo Asilo per il Maghreb, il comunicato del Jesuit Social Network

onlus IL JSN condivide e sostiene il Comunicato congiunto del tavolo asilo “ Sostenere la transizione democratica nel Mediterraneo, accogliere e proteggere i rifugiati ”   Roma, 25 febbraio 2011 Gli enti e le associazioni di tutela riuniti nel Tavolo Asilo ritengono che quanto stia avvenendo in Libia e in altri paesi del Maghreb costituisca un evento storico di enorme portata che va considerato non solo in relazione al probabile intensificarsi di arrivi di rifugiati verso l’Europa, ma in primo luogo guardando alle enormi potenzialità positive, sul piano economico, sociale e culturale che si aprono, per l’Europa nel suo complesso e per i paesi del Mediterraneo in particolare, a seguito della caduta di quei regimi corrotti e violenti che per decenni hanno dominato l’area. L’Europa e l’Italia hanno il dovere di sostenere concretamente l’avvio dei processi di trasformazione democratica in questi paesi e, con senso di responsabilità debbono evitare allarmismi e il possibile diffondersi, nella popolazione italiana ed europea, di sentimenti di paura verso coloro che fuggono dalle violenze in atto. Al contrario, è il momento di realizzare, anche con il concorso delle istituzioni locali e della società civile, iniziative di accoglienza e di solidarietà e l’avvio di programmi di aiuto ai paesi interessati per un ritorno il più rapido possibile alla democrazia.