“La mia casa è casa di preghiera”, la riflessione conclusiva di p. Rolando Palazzeschi nel percorso di formazione spirituale del Gruppo Adulti

LA MIA CASA E’ CASA DI PREGHIERA  ( Lc.  19, 45-48  e  Gv.  2, 13-21 ).   Il testo del Vangelo è una immagine cara ai riformatori e contestatori di ogni stampo. Per i conservatori di tutti i tempi, invece, è un’ombra inquietantee minacciosa, da dimenticare. Se i primi discepoli, invece di rimuoverla, l’hanno riferita e messa in posizione privilegiata ( Giovanni la mette all’inizio del suo vangelo, dandole il senso programmatico della vita del Maestro; Luca la pone alla fine del suo vangelo, come sintesi e senso della vita di Gesù ), certamente avevano un’intenzione precisa, che non bisogna lasciar perdere. Per noi cristiani la scena è tranquilla e scontata, perché pensiamo al tempio di Gerusalemme che non c’è più … e parliamo di purificazione che può essere interpretata in maniera devota. Per capire il gesto, come sempre, dobbiamo immaginare che Gesù compia ora ciò che ha compiuto allora. Cosa diremmo, se lo vedessimo oggi con la frusta nei vari templi religiosi o laici? Non diremmo che è un pazzo furioso preso da raptus, o almeno un disadattato, fuori dalla realtà?               Non metterebbe in crisi molte nostre pacifiche abitudini, che riguardano il tempio, cioè Dio stesso e il nostro modo di rapportarci a Lui? Il gesto di Gesù è certamente un gesto profetico, nella linea dei profeti, sempre critici verso le istituzioni, intente più agli interessi di chi detiene il potere che non allo scopo per cui sono nate. Il popolo d’Israele si fondava sul Tempio e sullaRead More