
L’UNHCR nel chiedere all’Europa di non respingere le persone in fuga dagli scontri, sottolinea che l’Italia è tra i Paesi che potrebbero ricevere un maggior flusso di persone in fuga dalla Libia, sia cittadini libici che rifugiati da altri Paesi. Ci viene chiesto dalla portavoce a Ginevra: “Per favore, non li respingete. Questo è il momento di mostrare il vostro spirito umanitario e la vostra generosità nei confronti delle persone che stanno attraversando un grave trauma”, e spiega che “questa è la principale rotta per i migranti e per le persone che scappano dalle guerre e dalle violenze in Africa. A molti di loro è stato impedito di raggiungere l’Europa e sono stati catturati in Libia”.
In questo momento le autorità italiane, come è giusto che sia, sono preoccupate di garantire protezione ai nostri connazionali. Non riteniamo ,invece, che sia altrettanto giusto stendere un cordone di sicurezza che impedisca ai diseredati di sconvolgere la nostra vita.
Siamo sicuri che per tutti gli italiani sia questa la cosa più importante ed essenziale, quella che veramente esprime il loro sentire del momento? Siamo sicuri che la maggioranza dei nostri connazionali pensi che esistano persone di serie A e serie B solamente perché nascono al di là o al di qua di un confine nazionale? Che la distanza geografica giustifichi l’indifferenza nel caso della morte di tante persone, mentre alimenta la preoccupazione legittima per nostri connazionali che hanno difficoltà a rientrare in patria ?
Pur condividendo che le nostre autorità, che hanno questa responsabilità, si occupino del problema del rimpatrio dei connazionali, chiediamo che esse evitino di alimentare con comportamenti e dichiarazioni una visione distorta e una chiusura sempre più triste in se stessi degli italiani.
Il nostro popolo è un popolo capace di solidarietà, di accoglienza e siamo certi che per gran parte di esso la commozione e la gioia per un popolo che cerca di liberarsi dalla schiavitù di una dittatura e la gioia di persone che recuperano la loro dignità migliorando le proprie condizioni di vita supera, e di gran lunga, la paura per un “disordine” che interessa le nostre coste e scomoda la nostra tranquillità.