Morte di un filosofo napoletano

Gerardo Marotta ci ha lasciato.

 Se ne è andato il mite ed ultimo giacobino, come l’ha definito oggi un quotidiano cittadino. Il fine intellettuale napoletano, che dalla sua città, terra di scuole di filosofia sin dalle origini greco-latine, memore dei fasti della cultura settecentesca partenopea, volle rilanciare il discorso filosofico, non solo per l’Italia ma guardando a tutta l’Europa.

Nell’Istituto Italiano per gli studi filosofici, da lui fondato insieme ad Elena Croce, Pietro Piovani e Giovanni Pugliese Carratelli, nella storica sede di Palazzo Serra di Cassano, sono passati i maggiori filosofi degli ultimi quarant’anni. Non solo, ma si sono tenuti dibattiti, seminari, corsi che hanno interessato una cultura non settoriale, dispiegatasi dai lidi del laicismo fino a quelli confessionali, dalle scienze umanistiche e letterarie a quelle naturalistiche e matematiche. Circondato da validissimi collaboratori, penso ad Antonio Gargano e Arturo Martorelli, giusto per citare quelli che mi sono più cari, i quali seppero indirizzare sul piano attuativo quelle che furono le sue intuizioni per la salvaguardia e la diffusione della cultura, il prof. Marotta ebbe una parola gentile ed un incoraggiamento per tutti quelli che salivano nelle austere ma accoglienti stanze del Palazzo a Monte di Dio, operatori culturali noti e meno noti. Tra i ricordi di lui che mi sono giunti in giornata, c’è quello di una persona cara, mia sorella Fara, a cui Marotta, grato per i suoi approfondimenti sulla Repubblica napoletana del 1799,  donò una ristampa dell’albo pubblicato per il 1° centenario, con una sua dedica in cui la definiva: “autentica interprete, dei più alti ideali della tradizione storica napoletana, esempio ai docenti e alle famiglie per l’educazione delle giovani generazioni”.

E tra le commemorazioni odierne non si possono non citare quella del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ne ha onorato: “la passione meridionalista e l’impegno generoso per la diffusione del sapere e la preservazione del patrimonio culturale del Paese”, oppure il ricordo del Card. Crescenzio Sepe: “un esempio di cultura napoletana che ha fatto onore, soprattutto attraverso l’Istituto italiano degli Studi filosofici, alla città e a tutta Italia; […] l’ho incontrato diverse volte e qualche volta è stato a cena a casa mia perché avevamo dei progetti in comune”. Tuttavia il mondo cattolico spesso ne ha riconosciuto il ruolo nella diffusione del pensiero filosofico contemporaneo. Ho ritrovato un articolo, “Il Mondo dei filosofi” del docente universitario di Filosofia Teoretica all’Università di Salerno, filosofo  egli stesso, Francesco Tomatis su Avvenire, il quotidiano della CEI,  che nel 2011 celebrava palazzo Serra di Cassano come il tempio della filosofia, ricordando tutti i filosofi internazionali che lo avevano omaggiato con la loro presenza.

Concludo con le parole di Consiglia Salvio, referente del Comitato Acqua Pubblica Napoli:  “Ciao Maestro, grande Uomo, libero, pensante. Tutto il nostro rispetto all’Avvocato Gerardo Marotta, che lascerà un grande vuoto in chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, d’incontrarlo. Una grande perdita per Napoli. Una grande perdita per tutti.”.

Va’ a dialogare, Avvocato, tra i grandi del pensiero umano.

26 gennaio 2017

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